PROLOGO: Starkesboro, Massachusetts

 

La vita, per Rahne Sinclair, era sempre stata misurata per gradi di difficoltà, fin dall’infanzia dominata dall’aggressiva figura di suo padre, il Reverendo Craig. Cresciuta in un ambiente spartano, rigoroso, senza avere mai neppure visto il volto di sua madre, che morì dandola alla luce, da Craig la ragazza non aveva certo avuto alcun conforto… No, lui, incapace di accettare di avere una licantropa per figlia, aveva dedicato ogni sforzo per sopprimere la sua vera natura; fino ad arrivare al punto di cercare di sopprimerla fisicamente nel giorno in cui i suoi poteri si manifestarono per la prima volta.

Paradossalmente, le cose migliorarono quando Charles Xavier la prese sotto la sua ala, per inserirla poi nel gruppo dei Nuovi Mutanti. Insieme a loro, Rahne aveva rischiato la vita più di una volta, ma aveva anche imparato il valore dell’amicizia, era cresciuta in un ambiente che poteva chiamare famiglia, ed aveva imparato ad amare…

Alla fine, i Nuovi Mutanti si erano sciolti, e tante altre cose erano successe. Ad un certo punto, lei si era sentita come un ramoscello spezzato preda della corrente di un fiume impetuoso, incapace di prendere le redini della propria vita, divisa fra la donna e la lupa.

Scoprire che, alla fine, non era una mutante, ma un ibrido, la figlia di un uomo e di una vera licantropa[i], era stato un importante punto di svolta, perché nello stesso giorno aveva scoperto l’esistenza del Popolo, della sua gente, dei suoi simili. E con orgoglio, aveva alla fine accettato di portare il titolo di protettrice della sua gente, insieme ad un assortito branco -nel vero senso del termine- di lupi mannari, il Power Pack.

E, cosa ancora più importante, si era innamorata di nuovo…ma questa volta per davvero, non un flirt, non una passione guidata da condizionamenti mentali o un amore ‘impossibile’, ma un vero rapporto che sarebbe, fra poche ore, sfociato nel passo più importante della sua vita.

Si trattava solo di sopravvivere a quelle ore.

 

 

MARVELIT presenta

POWER PACK

Episodio 25 - Marcia Nuziale

 

 

“Mia Rjein, ti prego!” uggiolò la voce dall’altra parte della porta. “Ma perché?”

“Via, vai via!” ripeté Rahne, nella sua forma umana. Era in bagno, accovacciata in cima ad un mucchio di sabbia igienica, intenta a raccogliere la sabbia sporca di sangue in una palla. “Nel giorno delle nozze, gli sposi non si devono vedere fino al momento di trovarsi sull’altare. Fuori, Jon Talbain!”

Si udì un ultimo, debole grattare alla porta, poi il rumore di passi artigliati che si allontanavano. Rahne sospirò, e terminò il lavoro. Accidenti, quanto sangue! Il suo corpo stava dando in escandescenze, come se sapesse cosa sarebbe presto successo. Jon stesso sembrava circondato da un’aura di ferormoni, il suo odore era diventato un aroma irresistibile…

Smettila smettila smettila! Rahne depose la palla in un sacchetto di carta, lo mise nel cestino dei rifiuti e andò a lavarsi le mani. Si sentiva percorsa dall’eccitazione come non mai. Sto per sposarmi, sto per sposarmi, sto per… Già che c’era, si sciacquò la faccia con l’acqua gelida. Chiuse l’acqua, e restò per qualche minuto a contemplare il suo volto gocciolante allo specchio. “Se qualcuno ha qualcosa da dire, parli ora o taccia per sempre…”

Era felice? Sì. Aveva paura? Tanta: paura che qualcosa impedisse la cerimonia; non avrebbe sopportato un ritardo. Paura per il suo compagno. Da qualche parte nella sua mente, si agitava ancora irrequieto lo spettro della morte di Douglas Ramsey. Era il primo ragazzo a cui lei avesse voluto bene, un mutante anche lui…ed era morto sotto i colpi di pistola di un umano[ii]. Morto per difenderla…

Rahne sospirò. Aveva paura che qualcosa potesse tenere lontani lei e Jon, ma questa era una di quelle sensazioni indefinibili, basate solo sul timore. Nel caso di Hrimhari, per esempio, non lo era. Lui era un vero lupo, Principe della Foresta Incantata di Asgard, e alla fine lei aveva dovuto scegliere fra lui e la propria casa[iii]

No, qui era perfetto. Era fra i suoi simili, era una loro eroina a tutti gli effetti, aveva un branco intero al suo fianco, e Jon era il maschio più bello e dolce che avesse mai avuto la fortuna di incontrare…ed era il Sidar-Var, il Campione dei licantropi, un guerriero feroce e forte.

Rahne prese l’asciugamano e si strofinò la faccia, sentendosela arrossire di nuovo. Era bello fare qualcosa di importante per gli altri, sentirsi adorata…ma per troppo tempo aveva dovuto rinunciare ad una vita propria, ad una famiglia, ed ora stava per compiere il primo passo giusto in quella direzione.

“Dio, è bellissimo.”

 

“Non prendertela a male,” disse il nero licantropo conosciuto come El Espectro. “È solo una vecchia superstizione. Anche un cattolico si comporterebbe allo stesso modo.”

“Immagino che tu abbia ragione.” Jon scodinzolò nervosamente. “Ma non è una nostra abitudine. *sigh* Almeno ha accettato una cerimonia ibrida.”

Procedevano per la Main Street di Starkesboro. C’era una specie di elettricità nell’aria, si vedeva nei volti dei mannari in forma umana e nella postura di quelli che prediligevano la forma pelosa. Più d’uno lanciò chi un saluto, chi un abbaio di incoraggiamento al futuro sposo.

“Coraggio, hombre,” fece Carlos Lobo, dandogli una pacca consolatoria sulla schiena. “Quando vedrai la tua bella sposina in bianco, scoprirai che l’attesa sarà valsa la pena.”

“Sarà valsa la pena quando potremo accoppiarci. Una cerimonia serve a poco, se dopo non si prepara una cucciolata. Io e Rahne dovremmo passare questo tempo a rinforzare sempre più il legame fisico.”

Espectro tossicchiò. “Ed io che ti credevo un romantico, da come te la coccolavi. Un consiglio, amigo: cerca di non essere così ‘schietto’ durante la cerimonia, o la prima notte la passi in bianco. Per conto mio, se mai dovessi sposarmi, rispetterò tutte le regole dell’etichetta.”

“A questo proposito, c’è qualcosa di cui dovremmo parlare, Carlos,” disse una nuova voce dietro di loro.

I due lupi si voltarono, ed incontrarono lo sguardo severo di un maschio rossiccio in armatura: Sir Wulf, il capobranco del Power Pack. “Seguitemi.”

 

“Riti umani!” la femmina antropomorfa dalla pelliccia e la lunga cresta nera che le correva fino alla coda sbuffò indignata. “Il matrimonio si fa una volta sola, e vorresti inquinare una cerimonia bella come la nostra con quel…quel…”

“Matrimonio in bianco, si chiama, Alexia. E se a Jon sta bene…”

“Ti prego!” la licantropa fece scattare le mascelle e fliccò le orecchie. “Mio fratello è talmente innamorato di te che si strapperebbe la pelliccia di dosso se glielo chiedessi. Per fortuna, il resto della famiglia è ancora attaccato alle tradizioni. Per questo, ecco qua un simbolo del compromesso.” Indicò con una mano artigliata la scatola che giaceva sul tavolo in mezzo a loro.

Rahne lanciò un’occhiata sospettosa alla scatola. Istintivamente, diede un’annusata, prima di ricordarsi che era da maleducati. Sospirò. “Va bene. Immagino che sia sempre meglio che prendersi a morsi…” Sollevò il coperchio, e… “Oh. Ma è…” cosa poteva dire, onestamente?

Sì, il disegno era stupendo. Anche con le mani coperte di pelliccia, si avvertiva molto bene la sericità del tessuto. I ricami erano magnifici…

“Tessuto di molecole instabili,” precisò Alexia. “Se dovessi rinsavire ed assumere un aspetto consono, alla cerimonia, almeno avrai subito l’abito adatto.”

Rahne le lanciò un’occhiata di traverso. Sollevò l’abito, in cerca disperata di qualcos’altro da dire, ma, di nuovo, cosa poteva dire? L’abito era…

 “Qualcosa di azzurro, qualcosa di rosso, qualcosa di nuovo e qualcosa di prestato, giusto?” declamò la licantropa contando le voci sulle dita. “Almeno, qualcosa di rosso c’è, ed è anche di buon augurio. Lo ha commissionato mia madre alla migliore sarta della comunità.

Un abito matrimoniale bellissimo, bianco e rosso. La gonna, per la precisione, era rossa, fatta di fini merletti del colore del sangue mestruale che lei stessa aveva poco prima ripulito in bagno. “Un buon…auspicio?”

Alexia abbaiò un, “Ma certo. Il colore del mestruo è un ottimo auspicio di tanti figli! E poi, a giudicare dalla tua condizione, non farà che riflettere il tuo stato durante la luna di miele.”

Rahne si sentiva avvampare. Avrebbe voluto trasformarsi e scavare una buca molto profonda.

Alexia rise di gusto, per poi gettarsi a terra e rotolarsi un paio di volte. Si mise gattoni e si scosse un po’. “Scusami, cucciola, ma raramente mi capita di incontrare una così innocente come te. Capisco perché Jon sia così attratto da te.”

“Sì?”

Alexia si mise in piedi e le si avvicinò…per poi darle una leccata sul naso, facendola sobbalzare. “Qui a Starkesboro sono pochissimi ad averne passate di brutte come te, e sono diventati dei gran cinici. Tu, invece, sei rimasta fondamentalmente pura nel cuore. Mi piacerebbe essere un maschio per corteggiarti.”

“Alexia!” istintivamente, Rahne assunse la sua forma intermedia. Abbassò coda e orecchie, coprendosi il seno con un braccio.

Lei fece un cenno dismissivo. “Lo so, lo so. Ti sembro sfacciata, ecc. ecc… Rahne, questa è la nostra natura, Jon deve avertelo spiegato. Diamo al contatto e all’espressione fisica molta più importanza di quanta ne diano gli umani, soprattutto fra membri di una stessa famiglia. Noi rispetteremo i tuoi costumi, Rahne, ma sappi fin da ora che l’inibizione non è ben vista da nessuno, qui, salvo quando sia necessaria.”

Rahne osservò fissamente la licantropa. “Vi chiedo solo il tempo necessario ad abituarmi. Non vi deluderò.”

“Ci contiamo. Ed ora, torna alla tua forma glabra e spogliati, che bisogna provare l’abito. Le damigelle d’onore saranno qui a momenti. Bisognerà darti una sistemata come si deve.”

 

Che cosa?!?” ruggì Espectro, balzando in piedi e tendendosi come una molla, snudando le zanne.

“Siediti,” comandò con molta calma Sir Wulf. Lo fissò negli occhi, facendo presa sui suoi istinti, forte della propria posizione di alfa… E, finalmente, Carlos si mise seduto con un ultimo brontolio.

Wulf si rivolse a tutti gli altri membri del Pack: Il Predatore nel Buio, Fenris di Asgard, Warewolf, Kodi, Nightwolf, Maximus Lobo, Ferocia, Hellwolf, Volk, Sorella Ursula e il giovane Nicholas Gleason. A fianco del maschio rosso stavano il suo compagno Karnivor e lo stesso Talbain. “Ve l’ho detto e lo ripeto: una volta consumato il primo accoppiamento Jon Talbain e Wolfsbane diventeranno i nuovi alfa di questo branco, e da loro prenderemo gli ordini senza discutere. La nostra esistenza sarà dedicata a proteggerla da ogni male, così come altrettanta protezione dovranno avere da noi i suoi figli. Dal momento in cui la luna di miele sarà consumata, lupi, saremo più che mai legati al destino della nuova coppia alfa, che avrà diritto di prima scelta per ogni decisione relativa alla propria sicurezza.

“Nello stesso periodo, ognuno di noi avrà diritto a formare una coppia, ma solo all’interno del branco. La nostra coesione dovrà essere rinforzata come non mai.”

“E Gloria?” ripeté Carlos. “Io…non potete tenermi lontana da lei, o costringerci a diventare baby-sitter di questi maledetti cuccioli ancora prima che…” una fitta di dolore terrificante avvolse il suo cervello, e solo quando ebbe sibilato a stento un ‘Va bene’, che la morsa mentale lo lasciò andare.

“Non ti sarà impedito di vederla, se dovessimo capitare dalle sue parti, o se per una qualunque ragione avessimo bisogno di lei,” disse Karnivor, pronto a lanciare un altro psi-colpo se necessario. “Ma lei non è branco, e non appartiene al Popolo. Sarebbe un peso per la nostra missione.”

“Un peso?” Carlos puntò un artiglio in direzione di Nicholas, che istintivamente si rannicchiò dietro alla possente figura di Maximus. “E quello come lo chiameresti?? Lo abbiamo preso fra noi e avrà sì e no l’età per prendere a graffi un bambino! Gloria è la mia donna, e ha dimostrato di essere utile, almeno…”

“Non neghiamo la sua utilità,” riprese Wulf. “Ma, ripeto, non possiamo permetterci di introdurla nel branco. Quanto  Nicholas, egli è del Popolo, e lo abbiamo accettato come parte del branco nel momento in cui Lobo lo ha preso sotto la sua protezione. Qualcuno ha altre domande?”

“E se si volesse lasciare il branco e basta?” intervenne Nightwolf sollevando una mano guantata di nero. Lui era l’unico ad avere un aspetto umano sotto il costume, soprattutto perché era un uomo e non un licantropo. Se non fosse per quel costume magico, non avrebbe neppure mai saputo di questa gente pazzesca… “Insomma, non mi sembra che ci siano le premesse per fare un buon lavoro di squadra, se la squadra è tenuta insieme a forza…”

Sir Wulf annuì. “Niente vi impedisce di lasciare il branco in qualunque momento. Alcuni di voi,” e il suo sguardo andò a Fenris, il più grande e robusto dei presenti, dal pelo nero e con indosso solo un lungo perizoma bianco con fregi dorati, ampi bracciali d’oro e con una spada al proprio fianco, mentre una catena d’oro era avvolto al suo braccio sinistro. “Hanno sicuramente il potere ed i mezzi per sopravvivere al di fuori del Power Pack, ma altri, incluso te Carlos, hanno troppi nemici, primo fra tutti Thulsa Doom, pronti a combattervi ed a sterminarvi. Se abbandonate il branco, non ne sarete soccorsi.”

Carlos, a quel punto, lanciò una nuova occhiataccia al suo alfa. “Posso almeno chiedere che lei sia guardata dal Popolo? In fondo, adesso ha il nostro sangue…”

Wulf annuì. “In questo momento, Glory Grant e tutti i nostri ‘associati’ umani sono sotto la nostra vigilanza: se dovesse succedere loro qualcosa che richieda il nostro intervento, ne saremo informati.”

Carlos si rilassò...ma durò poco. Un attimo dopo, la porta della sala delle conferenze del Municipio si aprì, ed entrò, nella sua forma umana, il Sindaco Steward. “Vi chiedo scusa, protettori: gli ospiti sono arrivati.”

 

Come donna di scienza, data la sua particolare branca di studio, ne aveva viste veramente tante, nel bene e nel male.

Si era aspettata chissà che cosa, quando Rahne le aveva detto che Starkesboro l’avrebbe…sorpresa, ma tutto quello che vedeva era solo l’ennesima, placida cittadina dell’entroterra americano. Un posto ameno, senza automobili in giro, e persone che scoppiavano di salute. I soliti sguardi diffidenti riservati ai forestieri…

“Mi piacerebbe che esistessero più posti ‘sorprendenti’ come questo, al mondo.” La donna si sistemò il taileur e poi i capelli rossi e folti, tagliati corti.

“Non lo dica due volte,” disse la ragazza al suo fianco, una giovane ventenne. Tutto nel suo aspetto diceva che si trattava di una nativa americana. Il suo corpo era magro e muscoloso, forgiato da anni di combattimenti. Si guardava intorno con cautela, esaminando da cima a piedi, con occhio esperto, ognuno di quei ‘cittadini’. “Sono licantropi. Tutti.”

La donna spalancò gli occhi. “Cosa? Come fai a..?”

“Percepisco la loro vera natura, le loro emozioni, i loro pensieri. È come quando incontrai Rahne la prima volta. Non mi sbaglio.” La ragazza si massaggiò una tempia. “Diffidenza, astio, curiosità…e qualcos’altro. E’ come se le loro emozioni fossero un guscio su qualcosa di più puro...” Rahne era così, pensò. Un cuore puro come una gemma chiuso in un guscio di emozioni contrastanti. Questa gente si nasconde, ci teme perché siamo umani… E prima che potesse completare quel treno di pensieri, si trovò a fissare il Power Pack! Da dove diavolo sono venuti?!

E cosa importava? Chiese un’altra parte di lei. Sapeva solo che la sensazione di potere che emanava quel gruppo le dava le vertigini…

E riconobbe in particolare uno di loro, anche se la sua forma era antropomorfa: “Fenris…”

“Ahh, la mezza valchiria,” sibilò il gigante oscuro, avanzando di un passo, istintivamente spingendo la ragazza a fare un passo indietro. “Speravo di incontrarti personalmente, un giorno.”

“Ne discuterete dopo,” il capobranco sollevò a metà un braccio. Lo riabbassò e fece un inchino alle due donne. “Dott.ssa Moira MacTaggart, Danielle Moonstar, io sono Sir Wulf,” e fece il giro completo delle presentazioni, terminando con “Jon Talbain, sposo di Rahne. Benvenute; confido che abbiate fatto un buon viaggio.” E stese una zampona a Moira, che la prese esitante, scoprendo un’insolita delicatezza in un arto così robusto. “Io, uh…grazie. Voi siete..?”

“Una parte della famiglia di Rahne, per così dire. ‘Compagni di avventure’ sarebbe alquanto riduttivo, parlando di un branco di lupi.”

Lo sguardo della donna volò a Espectro, al Predatore e a Volk -aveva un’ottima memoria, e sapeva che il mutante licantropico era un evaso dalla Volta, coinvolto precedentemente in un giro di criminalità organizzata insieme al defunto fratello Eduardo. Degli altri due, uno era un…turbolento amico di Wolverine, mentre l’altro, così come un’infinità di persone, era stato un suo avversario; un ex agente del KGB trasformato in lupo mannaro dalla scienza…

Il folto gruppo si incamminò lungo la Main. Moira era stordita dall’odore che emanava una simile quantità di pelliccia in un posto solo.

“Posso immaginare la natura delle sue perplessità, Dottoressa,” disse Wulf. “Ciononostante, allo stato attuale sono infondate.”

Prima che la donna potesse rispondere, Danielle disse, “Dove posso trovare Rahne?”

“Stiamo andando da lei.”

“Oh.” Osservò la femmina introdotta come Sorella Ursula. Di religioso aveva ben poco, anche come mannara, volendo escludere il crocifisso d’oro che brillava al suo collo. Per il resto, indossava una canottiera sottile grigia e un paio si short pure grigi ed estremamente aderenti. La sua pelliccia era di un rosso acceso, dalle estremità nere come la sua criniera -salvo fatto per un ciuffo bianco sulla fronte. Danielle ricordò che quella era una particolare razza di lupi molto rara. Una specie di geroglifico le copriva l’occhio destro. Legate alla schiena c’erano due fondine: da una spuntava l’elsa di una spada; dall’altra, se non si sbagliava, quella di una lancia.

Danielle si schiarì discretamente la gola. “Ursula…Sorella? Come mai hai scelto questo nome?”

“Ero una suora, prima di venire condannata alla segregazione a causa della mia licantropia,” fu la laconica risposta. “Ho mantenuto il mio nome ecclesiastico perché non ho mai smesso di credere in Dio, nonostante le mie ‘sorelle’ pensassero di farmi morire di fame in Suo nome. Cerco di non praticare la violenza, ma non intendo allo stesso tempo permettere a un nemico di fare del male ai miei compagni.”

“Oh.” Ma cosa le stava prendendo? Dal momento in cui era entrata a Starkesboro, si era sentita come se una mano invisibile le stesse agitando le viscere. Aveva paura, non poteva negarlo, e istintivamente si stava tenendo pronta a combattere per la propria vita. E, a giudicare dal lieve pallore di Moira, la donna stava mantenendo un ferreo autocontrollo per non cedere al terrore…

“Non vergognatevi di sentirvi a disagio,” disse Sir Wulf. “Alla presenza della nostra gente, è normale per voi umani. Anzi, mi complimento con voi per il vostro autocontrollo.”

Deviarono per una stradina laterale che dava leggermente in salita, fino ad una villetta di mattoni dai colori caldi autunnali. “Permettetemi di accompagnarvi. Gli altri resteranno di guardia qui.”

I tre si incamminarono lungo il vialetto, mentre gli altri lupi formavano un semicerchio in prossimità del cancelletto.

Giunsero alla porta, e Wulf  bussò con le nocche.

La porta si aprì. “Sono loro, dunque?” Alexia Talbain squadrò Moira e Danielle da capo a piedi con un’occhiata severa e le annusava a distanza. “Hmm, due femmine forti, molto forti. Rahne non ha che buone parole per voi. Spero siano fondate.” Si fece da parte, lasciando che le ospiti entrassero per prime. “È in camera da letto.”

 

La porta della camera si aprì. Rahne, in forma umana, accudita da un piccolo sciame di lupe, aveva indosso il suo abito che le lasciava le spalle scoperte. Mancava ancora il velo, che giaceva sul letto insieme ad un sottile collare dorato su cui erano incisi due lupi, un maschio ed una femmina, in posa di caccia l’una a fronteggiare l’altro.

“Alexia, se era Jon, ripetigli che fino a…” Le parole le morirono in gola. Sul suo volto si alternarono in un istante stupore e poi una gioia di rara intensità. “Dani! Mamma!” E senza aspettare un secondo corse ad abbracciare, ricambiata, le due donne più importanti della sua vita. Nonostante le avesse viste poco tempo prima, incontrarle in questo giorno speciale… “Grazie, grazie per essere venute! Non sapete quanto sia importante…”

“Oh, lo sappiamo, piccola mia, lo sappiamo,” disse Moira, accarezzandole i capelli. “Non avremmo perso questo giorno per niente al mondo.”

Danielle si limitò a tenerla per le spalle, godendo della felicità trasmessa dal loro legame, ed era qualcosa di intenso come un sole, caldo e bellissimo. “Non posso dire che non sia una scelta…originale,” celiò, “ma sono sicura che è la migliore. È un maschio potente e gentile, e le sue emozioni sono solo per te. Che il Grande Spirito possa vegliare sulla vostra unione.”

Rahne annuì. “Lo so. E, grazie. Davvero.”

“Hai un abito davvero stupendo,” commentò Moira. “Chi te lo ha dato?”

“Questo e le damigelle,” indicò le tre lupe, che fecero un pronto inchino all’unisono, “vengono dalla famiglia di Jon. Hanno assistito sua madre.”

Moira andò alla finestra. Scostò una tendina, e li vide lì, in vigile guardia, immobili come statue. Aveva un milione di domande da fare ad uno di loro, ma non riusciva a sentirsi a suo agio alla presenza di tutti…quei…

“Desidera che lo faccia venire qui da solo?” chiese Sir Lupus, facendole venire un mezzo accidente -e che diavolo, era alto due metri, era in armatura, e si muoveva leggero come uno spettro!

Recuperato un etto di fiato, la donna annuì. Allo sguardo terrorizzato di Rahne, aggiunse, “Lo incontrerò nel salotto, grazie. E gradirei anche qualcosa di forte, credo che ne avrò bisogno.”

Uscirono fuori, lasciando Rahne e Danielle sole con le lupe.

Una di loro prese una spazzola dal manico d’avorio da un vassoio d’oro e disse, “Abbiamo terminato con l’abito. Assuma la forma ferale, per favore.”

Rahne sospirò. “Devo proprio?” Ma lo stesso si concentrò, e un attimo dopo, una lupa dal pelo rossiccio aveva sostituito la ragazza.

“Non credevo di averti mai vista oggetto di così tante attenzioni da quando ti rifacemmo il look a quel pigiama party,” fece Danielle con un sorrisetto sagace.

Le lupe stavano facendo un lavoro di grooming impeccabile, dandoci dentro con spazzole ed essenze in polvere che mescolavano usando chi gli artigli come pettini e chi la lingua. <Ti odio,> comunicò l’amica attraverso il loro rapporto mentale.

Danielle si concentrò, mentre si metteva seduta sul letto. <Aspetta a vedermi eseguire canti cheyenne al posto della marcia nuziale.>

<Non oserai!> comunicò lei con tanta di quella foga, che le ancelle si irrigidirono a loro volta. Rahne uggiolò ed abbasso le orecchie e la testa. <Scusatemi, io…>

Il grooming riprese come se nulla fosse stato. <Non ti devi scusare,> disse Danielle. Scese dal letto, ed andò ad abbracciare la lupa, lasciando che l’altra le posasse la testa su una spalla. “Sono io che ti devo delle scuse. Non ti ho scritto neppure una lettera per così tanto tempo, e mi metto a fare battute stupide.”

“Signorina, per favore,” disse un’ancella, gentilmente, ma insistente. Dani andò a rimettersi da parte.

 

“Devo chiederglielo, Jon, perché Rahne per me vale come una figlia. Le voglio tutto il bene del mondo e se le succedesse qualcosa…”

Stavano in ginocchio su un tappeto a motivi di erba, separati da un tavolino laccato su cui stava un raffinato set completo da the.

Jon non aveva toccato un goccio della sua ciotola. Alla frase della donna, sollevando una mano, disse, “Dottoressa, sarà più al sicuro al mio fianco e sotto la protezione del branco di quanto non lo sia mai stata in vita sua. Nessun fanatico potrà solo avvicinarsi a lei, nessun nemico le farà del male fin quando Gaea mi concederà un alito di vita. Quanto alla fedeltà, sono quello che sono, un lupo nel mio sangue. La mia specie considera aberrazioni coloro che fra di noi solo considerano l’infedeltà coniugale. Se dovessi mai tradire Rahne, perderei ogni possibile beneficio, diventerei un esiliato da ogni comunità licana, senza onore.”

Lei vide che il mannaro era sinceramente indignato -ammesso che sapesse interpretare bene i segnali corporei e il tono di voce, il tutto condito da quella…ancestrale paura che cercava di venire a galla. Fu molto brava a non fare trasparire il proprio turbamento. “È buffo. In un certo senso, non ho mai immaginato che mia…che la mia Rahne potesse diventare veramente adulta. Ho combattuto una vita perché arrivasse questo giorno, e…e ora cercherei di riportare indietro il tempo, per riavere la bambina che dipendeva da me…

“L’unico figlio naturale che abbia mai avuto era Proteus, ed era un pazzo fuori controllo. Mio marito era un violento, e non posso dire che con Charles Xavier le cose siano state tranquille. Avere a che fare con gli X-Men e con i mille problemi ad essi correlati mi ha sempre impedito di costruirmi una vita. L’unico punto fermo era Rahne, anche quando prese a militare nei Nuovi Mutanti. Riusciva sempre a tornare da me, qualche volta…e…” Stava per mettersi a piangere, quando un’enorme zampa sulla spalla la interruppe.

Sollevò la testa, ad incontrare gli occhi gentili del guerriero lupino. “Mi creda, Moira: Rahne è la mia anima, la mia vita. E solo la morte può separare una coppia di lupi. Ma non per questo sua figlia la dimenticherà, no; Rahne la ama troppo anche solo per pensare ad una cosa simile. Diciamo che le visite a casa potrebbero farsi…più rade.”

Moira sorrise, ma fu solo un momento. “Posso immaginare perché vi teniate nascosti al mondo… Ci sono molti mutanti che si comportano esattamente come voi...”

Jon ritirò la mano, ed abbassò la testa, gli occhi velati dalla tristezza. “…”

“I vostri mutanti, a seconda del paese, sono protetti da leggi. Possono combattere apertamente per la loro causa ed integrarsi col resto della società. A noi questo lusso non è concesso: fino a quando il Dio-serpente Set non sarà stato annientato del tutto, il Popolo sarà perseguitato senza scampo.

“Dottoressa, Rahne è branco e noi ci fidiamo della sua parola come della nostra stessa parola. Se ci dice che lei e Danielle non ci tradirete, le crediamo. Ma devo avvertirla: se dovessimo scoprire che siete venute meno al vostro impegno…” non aggiunse altro, non ne aveva bisogno.

Jon sollevò lo sguardo verso il capobranco. Set, già… Questa sarebbe un’ottima occasione per lui od i suoi accoliti di attaccare da qualche parte senza che noi possiamo interferire, eppure la sua nefasta presenza sembra essersi molto indebolita. Perché?[iv]

 

“Così..?” Danielle lanciò un’occhiata dalla finestra al branco che vigilava. Di tutti i lupi, solo Fenris sollevò lo sguardo verso di lei. La cheyenne represse un brivido. “Fenris è veramente dalla tua parte?”

Rahne, ora nella sua forma ibrida, con il vestito che si era adattato ad essa, scosse la testa. Le ancelle le stavano mettendo il collare d’oro. “Posso immaginare cosa pensi, Dani, ma Thor in persona è pronto a fidarsi, anche se con le dovute riserve.”

“Già.” Danielle si allontanò dalla finestra. “Mi dispiace che gli altri non siano potuti venire. Spero che ci sarà un fotografo, alla cerimonia…” aggrottò la fronte, di colpo preoccupata. “Rahne?”

La giovane licantropa si era messa seduta accanto a lei. Teneva serrate le gambe mentre con una mano si stringeva il ventre, come se fosse in preda ad uno spasmo, e il suo volto era teso, le zanne snudate. Per canto loro, le damigelle sembrarono improvvisamente preda di un certo timore. Avevano assunto forma ferale, e si erano rintanate in un angolo, le code basse e le orecchie piatte, e uggiolavano in segno di sottomissione.

Danielle non ebbe bisogno di fare domande. I suoi occhi videro la striscia di sangue colare lungo la caviglia, mentre attraverso il legame mentale, avvertiva come propria ogni sfumatura del bruciante desiderio che accompagnava quella crisi.

Prese l’amica per le spalle, e alle altre lupe quasi ringhiò, “Che state facendo lì impalate?! Una di voi vada a prendere qualcosa per arrestare la perdita. Adesso!

Una lupa obbedì, anche se  in bagno ci andò quasi strisciando, e mantenendo lo sguardo fisso su Rahne per tutto il tempo…

Un attimo dopo, si udirono i colpi alla porta. “Rahne! Stai bene?” chiesero all’unisono Jon e Moira.

La licantropa, ancora ansimando, disse con un filo di voce, “Dì loro di allontanarsi. Passerà…”

 

“Sta bene, è solo una cosa di...femmine. Per favore, non angosciatevi.”

Jon allontanò la mano dalla porta. Poi, sorprendendo il maschio e la donna, un luminoso sigillo apparve sulla porta; subito dopo, ogni suono ed odore dalla stanza furono bloccati da un’invisibile barriera.

Jon si voltò ad incontrare lo sguardo di bonario rimprovero di Wulf, il quale disse, “Sono stato io a chiedere a Ferocia di porre il sigillo. Cerca di restare calmo, d’accordo?”

Moira lo vide annuire, anche se la tensione gli faceva tremare il muso e le mani. E una parte di lei era preoccupata che una simile feracità non fosse salutare per l’equilibrio psicologico di Rahne…

“Desidera fare un giro della città, dottoressa?” suggerì Wulf. “Magari vedere un po’ di colore locale l’aiuterà a placare qualche sua inquietudine.”

“Forse non è una cattiva idea, dopotutto.”

Wulf ringraziò fra sé e sé il suo compagno per l’idea di stabilire un ponte mentale sui pensieri della donna.

 

“Oh, Dani, come mi sento imbarazzata.”

Le ancelle stavano pulendo la giovane, ora nella forma umana, sdraiata sul letto usando polvere finissima e un panno imbevuto. Danielle stava accarezzando una mano della sua amica. “Non è niente; succede sempre nel momento meno opportuno, in fondo.”

Rahne scosse la testa. “Non è questo. È il…desiderio. Solo il pensare a lui scatena questa…questa… *sigh* lo voglio adesso, Dani! Vorrei stringerlo a me e unirmi a lui in mezzo a una radura, sotto la Luna. Non ho mai provato qualcosa del genere con una simile intensità. Credevo di essermi comportata come una invasata con Hrimhari, una volta, e non era che un fuoco fatuo di fronte a questo. Spero tanto di non rovinare tutto quando saremo davanti all’altare, morirei di vergogna.”

“Se possiamo permetterci di suggerirlo, milady,” disse una delle damigelle, “perché non fa le cose secondo tradizione?” Allo sguardo interrogativo delle due giovani, aggiunse, “La coppia alfa si unisce davanti agli altri membri del branco per prima cosa, per suggellare il proprio status e mostrare nei gesti la solidità dell’unione. Poi, consumato il primo accoppiamento, si passa al rituale di giuramento di fedeltà davanti a Gaea, e a quel punto, sempre insieme al branco, si consuma il resto della luna di miele. È in quel periodo, che la gerarchia viene stabilità definitivamente. Si formano le sottocoppie, di solito unisessuali e il branco forgia la propria unità. Le reazioni del suo corpo, milady, non fanno che sottolineare qualcosa che è vecchio come il Popolo.”

Rahne si mise seduta. “Vuol dire che sto sbagliando tutto? Che…” sollevò un orlo dell’abito “Che non posso neppure permettermi un matrimonio come l’ho sempre sognato?”

“Neanche per idea!” scattò Danielle. “Ascoltami, peldicarota: se è questo che hai sempre voluto, è questo che avrai, e Jon non avrà nulla da ridire: lui andrebbe a prenderti la proverbiale luna, se glielo chiedessi. Noi siamo qui, e non ti molleremo un attimo. Andrà tutto bene, OK?”

 

“Buon pomeriggio, Dottoressa MacTaggart. Io sono la Sacerdotessa.” La donna, bionda, dalla pelle così chiara che sembrava uscita fuori da una vecchia stampa medioevale, e i tratti delicati e nobili tali da sembrare vagamente elfici, fece un profondo inchino all’indirizzo della scienziata. “Le siamo infinitamente grati per essersi occupati di Rahne così bene. È raro vedere forza e gentilezza così bene equilibrate in un membro del Popolo.”

Di fronte a questa creatura, Moira sentì ogni istintivo timore svanire come d’incanto. Con la coda dell’occhio, vide che Sir Wulf e Talbain si erano chinati a terra su un ginocchio, la testa bassa in sottomissione anche se le orecchie erano erette.

“Deve ringraziare più mia figlia che me. È una creatura meravigliosa,” fece Moira tendendo la mano. Fu ricambiata da una stretta delicata. “Dunque, lei è una Votata?”

“Ah, Sir Wulf le ha detto della nostra storia, vedo. Sì, sono una dei pochi umani la cui volontà è stata più forte della maledizione di Set.”

“Veramente è stato Jon, e sì, me ne ha parlato mentre venivamo qui…e sono sorpresa, devo dire, di pensare che i conflitti fra uomini e lupi dipendano da un rito magico.”

La Sacerdotessa scosse la testa. “Credo che abbia male interpretato: la maledizione non ha a che fare con la normale competizione naturale. La maledizione riguarda la paura. Il terrore irrazionale che l’Uomo avverte nel trovarsi di fronte al Popolo. Ci pensi: avete avuto a che fare con gli alieni, mutanti dall’aspetto più…sconvolgente, eppure, trovarvi di fronte ad un licantropo genera una paura che sfocia nell’odio. Questo, nonostante in un licantropo scorra sangue umano, nonostante molti di loro, come lei stessa ha potuto vedere, sono capaci di raziocinio esattamente come un essere umano…o un mutante dall’aspetto animalesco.”

“Sarà perché, nella storia, i licantropi sono associati ad assalti e violenze di vario livello.”

“Conveniente ignoranza…o dimentica che nel folklore di tutto il mondo ci sono molti casi di licantropi benigni?”

“…”

La Sacerdotessa sorrise. “Coraggio, dottoressa: non ho intenzione di iniziare una discussione filosofica, oggi. Sarò lieta di riparlarne, in un momento più idoneo. Per ora, pensiamo a ricevere la sposa.”

Moira si guardò intorno ancora una volta, trovando in quel singolare luogo di culto dedicato al Lupo un ambiente…sereno. Ed era vero: una volta entrata là dentro, si era sentita come avvolta da una coperta calda.

“La presenza di Gaea e dei Suoi eroi è molto forte, in luoghi come questo. I loro spiriti, inoltre, oggi sono molto felici per il matrimonio; la loro benedizione è un buon segno.”

Un po’ alla volta, i cittadini, chi in forma umana, chi in quella intermedia e chi in quella ferale, fecero il loro ingresso. Silenziosamente, solenni, andarono a riempire ogni scranno, lasciando libera solo la prima fila ad ogni lato. Due file di licani in forma ferale si disposero in una fila perfetta lungo ogni lato della navata, come vigili sentinelle sul percorso fino all’altare. Avrebbero potuto essere scambiati per statue. Una fila, quella di sinistra, era composta di esemplari bianchi, l’altra di neri. Moira vide che in testa ad ogni fila c’era un esemplare ferale i cui colori ricordavano quelli di Jon. Solo che questi due, in particolare, un maschio ed una femmina, erano più robusti ed alti degli altri. Ma certo, i genitori.

La Sacerdotessa si stava avviando verso l’altare, seguita da Jon. I presenti rimasero in piedi mentre, poco dopo, attraversò la porta un cerchio dei guerrieri del Power Pack.

I lupi si disposero in fila indiana: tenendo nel mezzo Rahne e Danielle al suo fianco, si mossero in due file di sei, in un silenzio carico di aspettativa e solennità. Non si sentiva volare una mosca, salvo il frusciare dell’abito nuziale sul tappeto e i passi attutiti dal tappeto.

 

Tutto quello che poteva pensare, tutto quello che poteva dire, si condensava nella figura che l’aspettava lì, guardandola con un’intensità che la faceva sentire il centro del mondo. Era suo, era suo marito, il suo forte lupo che l’avrebbe protetta e amata. E lei avrebbe fatto lo stesso, lo avrebbe difeso da ogni male, gli avrebbe dato figli forti degni di tramandare il loro nome…

Hrimhari, spero che tu ci stia guardando. Doug, grazie per avermi fatto scoprire cosa significa aprirsi a qualcuno.

 

L’intensità delle emozioni presenti era talmente intensa da darle il mal di testa. Danielle stava veramente sforzandosi per mantenere il contatto con la sua amica quanto meno disturbato possibile… Cosa ancora meno facile, quando la chiesa era affollata anche da file solenni di fantasmi. Licantropi in armatura, o in un costume dalle fogge antiche; erano dozzine, sospesi a mezz’aria, lungo la navata ed intorno all’altare. E la loro felicità era una forza tangibile nella sua intensità.

Avrebbe dovuto condividere quella gioia, ma Danielle Moonstar era sempre più perplessa. Poteva capire le logiche del branco, l’importanza che una femmina fertile avrebbe avuto per il Pack. Poteva capire che, come protettrice del Popolo, la sua posizione era importante per questa comunità… Ma sentiva qualcosa, nell’aspettativa di questa gente, nelle manifestazioni soprannaturali…qualcosa che andava oltre questo matrimonio.

Rahne è importante, così importante che gli spiriti hanno deciso di vigilare su di lei. E lo stesso Fenris, un dio, che accetta di combattere al fianco di questi lupi quando potrebbe essere libero… Spostò il suo sguardo sull’amica, i cui occhi ed il suo sorriso erano solo per Jon. E decise che non avrebbe fatto trasparire nulla di quei pensieri. Per quanto ne sapeva, potevano essere solo innocue congetture…

Sì, e il Sole sorgeva a ovest!

Arrivati all’altare, i membri del Pack ruppero le file per occupare le prime file vuote. E ognuno di loro si mise su un ginocchio, uno dopo l’altro.

Danielle si mise dall’altro lato dell’altare, per stare di fronte alla coppia. Lanciò una fuggevole occhiata a Moira, che aveva gli occhi lucidi e un sorriso che quasi le spaccava in due la faccia. Avrebbe dovuto condividere quei dubbi almeno con lei? Cosa poteva fare?

Niente.

A suo merito, Danielle riuscì a mantenere la calma, mentre davanti a suoi occhi, altri quattro fantasmi apparvero. Allo stesso tempo, gli spiriti radunati fecero omaggio alle nuove presenze.

I quattro spettri erano uno di pelo bianco, uno grigio, uno rosso ed uno nero come un’ombra. Si trovavano esattamente di fronte a Rahne e Jon…che erano immobili, assolutamente…immobili.

Immobili come ogni altro individuo là dentro.

Ti chiediamo scusa per questa…intromissione, sanguemisto. Noi siamo il Consiglio del Popolo.

“Cosa volete? Perché apparite ora?” se il Power Pack le trasmetteva una sensazione di potenza, questi esseri trascendevano la mortalità stessa. Lei li riconobbe per quello che erano: déi.

Siamo qui per benedire questa sacra unione, disse la creatura grigio-acciaio.

E per chiederti di non interferire in alcun modo nella vita della tua amica, aggiunse quella nera.

Stai avvicinandoti alla verità, mortale, lo riconosciamo, disse il bianco. Danielle si sentiva come alla presenza di Odino. Ma proprio per questo devi tacerla a chi conosci. Il silenzio è vitale non solo per la stessa Rahne, ma per la nostra gente tutta. Di più non ti è concesso di sapere, o i nostri nemici potrebbero usarti come pedina.

La Cheyenne serrò i pugni. “Rahne è la mia migliore amica, è una sorella per me, è ho dei doveri verso di lei.” Indicò il dio banco. “Una volta ho sfidato a duello la Morte per la salvezza di un uomo che per me, in vita, aveva provato disprezzo. Per Rahne non farò di meno!”

Lo sappiamo, fu la pacata risposta.

Anche per questo abbiamo fondato e allargato le file del Power Pack, intervenne il rosso. Wolfsbane deve essere protetta fino a quando i suoi figli non vedranno la luce, e per allora il branco dovrà essere unito per proteggerli. Non tollereremo nessuna interferenza.

Il bianco mosse una mano a placare l’astioso Consigliere. Il Popolo intero, in tutto il mondo, proteggerà questa coppia alfa. E insieme a noi, ci saranno i Votati, ed altri alleati ancora. Siamo in guerra, Danielle Moonstar. Tu, che sei figlia di un popolo che ha visto in faccia lo sterminio, dovresti capire cosa significa per noi, la sopravvivenza.

“…”

Devi fidarti, non hai altra scelta. Oppure, siamo pronti a violare la richiesta di Rahne che nulla ti venga fatto, e cancelleremo ogni memoria di questo giorno dalla tua coscienza, e sarai tenuta lontana dalla tua amica fino a che sarà necessario. Dunque?

Danielle mostrò un sorriso malizioso. “So solo che se le succederà qualcosa, giuro che la pagherete. E non credete di farmi paura.”

Le manifestazioni non dissero nulla, e continuarono a fissarla mentre si dissolvevano, fino a che di loro non rimasero che gli occhi brucianti…

…E il tempo tornò a scorrere.

“Questo è un giorno di gioia per tutti noi,” disse la Sacerdotessa. La sua voce era pacata, ma l’eccellente acustica della chiesa la diffondeva meglio di qualunque sistema stereo. “La Sacra Madre Gaea e l’Onnipotente posano il loro benevolo sguardo su questi due giovani. Essi hanno fatto la loro scelta, spinti da una comunione di anime ancora prima che dei corpi. Possa il loro rapporto essere carico di frutti, possa la loro discendenza dare il via ad una stirpe, possano i loro nemici essere vinti dalla forza del branco, possa il loro canto giungere alle stelle e possa il loro cibo essere sempre abbondante e tranquilli i loro boschi.”

Poi, dopo un momento di pausa, La Sacerdotessa scese dall’altare, ora reggendo fra le mani una corona di fiori e di erbe intrecciate di fili d’oro. Avvicinatasi alla coppia, alzò la corona in mezzo a loro, e disse “Figli di Gaea, tendete le mani l’uno verso l’altra.”

Loro obbedirono, e quando le ebbero unite, la Sacerdotessa lasciò andare la corona. Questa, invece di cadere, rimase sospesa a formare una cornice perfetta sulle mani intrecciate. E un attimo dopo, i fili d’oro, poi quelli di erba, e infine i fiori, si accesero di una luce intensa.

 

Rahne si sentì attraversare dal vento fresco di primavera, dal gradevole fresco autunnale, e i suoi capelli si agitarono come spinti da quella brezza. Chiuse gli occhi, e nella sua mente vide gli spiriti che le rendevano omaggio, che cantavano con le teste levate alla luna e alle stelle. Sentì sé stessa ripeterlo più volte, È questo il mio posto. Sono a casa. credendo ad ogni parola.

<Sono fiera di te, figlia mia.>

<Madre…> sua madre, Sallara, si era manifestata accanto a lei. Era nella sua forma ferale, ma Rahne l’avrebbe riconosciuta anche se non le avesse parlato. Una lupa stupenda, un’immagine di quello che lei stessa sarebbe diventata con il tempo. Rahne l’abbracciò al collo, assaporando il suo odore delicato, simile a cannella e la sericità del folto collo. <Madre, grazie per essere venuta.>

Lo spettro sfoggiò un sorriso a bocca aperta e le diede una leccata sul collo. <Non ti ho mai lasciato, figlia. Ti sarò sempre vicina; dovrai solo chiamarmi, per parlarmi. Oggi diventi adulta, e hai la mia benedizione. E non solo la mia.>

Rahne stava per chiederle cosa intendesse dire…poi lo capì, alla vista di una figura fin troppo familiare. <Padre.> Una parte di lei si vergognò per la freddezza che provò immediatamente, ma non poteva farci nulla. Non con quell’…uomo.

Andrew Craig, vestito nei suoi familiari abiti neri, aveva l’aria più mesta che uomo potesse avere.

Rahne sciolse l’abbraccio. La lupa disse, <Non essere più arrabbiata con lui, figlia. Alla fine dei suoi giorni, Craig ha capito di avere sbagliato, e il suo solo peccato, a quel punto, è stato di non dirtelo.>

<Madre… Tu lo ami ancora?>

Sallara si mise seduta. <Se solo, come io ho potuto fare, tu lo avessi visto rodersi giorno dopo giorno, consapevole che ogni nuovo giorno era foriero di un rinnovato dolore interiore. Non lo sai, Rahne, ma Craig sapeva benissimo chi ero, fin dal primo giorno che ci incontrammo.>

<Cosa? Come..?> La ragazza alternò occhiate incredule dalla madre al padre.

<Quando divenni gravida del suo cucciolo, egli era felice, Rahne, felice come tu quando contempli il solo pensiero di una simile fortuna.

<Ma Craig era anche un devoto uomo di chiesa, e giorno dopo giorno si interrogava sul nostro rapporto, pregando per un segno, una benedizione da Dio, sapendo che gli uomini non lo avrebbero capito. E quando io morii per il parto, lui…si sentì indegno, arrivò a convincersi di avere commesso un terribile sbaglio. E divenne l’uomo che tu hai sempre conosciuto.

<In un ultimo sprazzo di amore, ti ha tenuto con sé, anche se ha negato la tua condizione con tanta severità Ha sbagliato, ma…>

Ora Rahne si stava arrabbiando davvero, e assunse la forma ibrida. <Madre, lui ha cercato di uccidermi! Scatenò una folla contro di me, mi inseguirono con le torce, per bruciarmi.>

<E sbagliai,> disse per la prima volta Craig, con una voce stanca e triste come il suo aspetto, così lontana dai toni arroganti che lei aveva sempre conosciuto. <Anche dopo quella notte, non ho fatto che tenere vivo il tizzone dell’odio. E ho dovuto venire consumato dal cancro, per arrivare a riflettere sui miei errori, sulla mia presunzione di decidere al posto di Dio. E per allora era troppo tardi.>

Ora la sua mente era devastata da infinite domande, e il turbinio delle sue emozioni era quasi un fiume incontrollabile.

<È vero,> disse solamente Sallara. <Alla fine, ha capito. E ha chiesto perdono.>

Gli occhi di Rahne si velarono di lacrime. <Padre…>

Lui sollevò le mani, che reggevano la familiare bibbia dalla copertina nera. Lentamente, la bibbia divenne di un grigio cenerino, e come cenere si dissolse. Il vento trasformò la cenere in un fiume di ricordi, frammenti della tormentata vita della licantropa.

<Ho fallito,> disse lui, abbassando la testa. <Ti ho regalato incubi e null’altro, ti ho lasciato il peggiore ricordo di me e ti ho negato quello di tua madre, l’unica che abbia mai saputo illuminare la mia vita.>

Lentamente, Rahne si avvicinò allo spirito, e lo abbracciò, stringendolo forte. Lui ricambiò, con una dolcezza che in vita non aveva mai avuto.

<Vorrei tornare indietro, Rahne. Vorrei riscrivere il libro della storia, darti quello che non ho voluto. Accetterai almeno che questo vecchio pazzo ti dia la sua benedizione?> L’ombra di un sorriso gli increspò in su le labbra.

Lei annuì, il muso rigato dalle lacrime. <Sì. L’accetto con tutto il cuore.>

La figura di Andrew Craig si illuminò di un’intesa luce dai mille colori, come se la sua anima si fosse fatta di cristallo.

<Padre, cosa..?> fece la licantropa, ma a quel punto lo spirito dell’uomo si era trasformato in un puntino luminoso. Un attimo dopo, quel puntino divenne uno splendido fiore di cristallo, venato dei colori dell’arcobaleno.

<Ora la tua vita passata è davvero dietro di te, figlia,> disse Sallara, assumendo forma umana. Le posò una mano sulla spalla. <Vivi quella che ti attende senza rimpianti.>

 

Riaprì gli occhi, ed incontrò quelli di Jon.

Era di nuovo in chiesa, in forma umana. La luce della corona era scomparsa, e così la corona stessa, che dietro di sé si era lasciata un delicato profumo di fiori ed erba.

“Avete parlato con le vostre guide, ed esse vi hanno benedetto” disse la Sacerdotessa. “Ora, di fronte a Gaea e all’Onnipotente, siete marito e moglie fino alla morte ed oltre. Che tutti lo cantino, che tutti lo sappiano.”

All’unisono, ogni lupo sollevò la testa ed emise un potente e lungo ululato.

Jon posò il muso sulle labbra di Rahne, e le diede un tenero bacio.

Così, cominciò davvero.



[i] Spiegato nell’ep. #1

[ii] Il folle Dr. Animad, in NEW MUTANTS #

[iii] Nello speciale GUERRE AD ASGARD

[iv] Ma chi ha letto KNIGHTS TEAM 7 #25 e SUPERNATURALS #21 lo sa già, vero?